Baraccata

Io vengo da una terra piena di storie di uomini che, non possedendo nulla se non la propria casa, anni fa iniziarono ad ospitare viandanti e turisti, persino offrendogli il proprio letto, ed in breve tempo costruirono quella che oggi è la provincia di Rimini.
A noi l’accoglienza la insegnano a scuola, ce l’abbiamo nel sangue ed è per questo che è difficile per me restare sbalordito dell’ospitalità altrui.
Ho visto troppe tavole imbandite, tante sale da pranzo tirate a lucido, ho conosciuto molti maestri dell’ospitalità. Ma non mi ero ancora imbattuto in Fausto Pantaleoni. Statuario, severo, deciso, carismatico, un fisico che nonostante l’età non mostra cenni di cedimento, tipico di chi ha passato la vita a far lavori manuali. Sì, perché Fausto lavora in un’officina, la sua, lasciatagli dal padre, e che porta avanti insieme al fratello. Ed è proprio questo il luogo dove nasce e cresce la famiglia Pantaleoni: è la parte più importante della tenuta, il luogo in cui risiede il focolare famigliare. E lui oggi ne ha spalancato le porte per noi, dei semplici ospiti, per una delle sue famosissime “Baraccate”, e con un solo gesto ha spiegato molto meglio di un libro cosa vuol dire accogliere persone in casa propria.
Ma basta frasi fatte e cose vaghe, facciamo parlare i numeri, perché sono la parte veramente incredibile, sono quelli che rendono consistente tutto quanto. Ho chiesto personalmente a Fausto le cifre esatte di ciò che ci ha offerto per evitare che tu lettore inizi a usare la fantasia, semplicemente perché certe volte la realtà è molto più incredibile di ciò che possiamo immaginare. E così è stato.

92 l di vino di qualità
30 kg di maiale al girarrosto
40 filoni di pane
5 cotechini da 1 kg
5 teglie di pizza
8 kg di patate
3 kg di lenticchie
7 torte
2 kg di salame
5 kg di tagliatelle al ragù
1 prete

Eravamo circa una trentina, non sono un esperto, ma sono circa 2 kg di cose a testa. Una quantità spropositata. L’unica regola era “Non si avanza niente”. Chiunque con un minimo di buon senso può rendersi conto dell’incredibilità di ciò che è avvenuto. Non serve aggiungere altro, se non delle scuse per non essere stati all’altezza, perché alla fine delle 7 ore di pranzo qualcosa è rimasto. Sappiate una cosa però, nessuno di quei ragazzi ieri mangiava perché aveva fame (all’antipasto eravamo stonfi) ma andava comunque avanti perché qualcun’altro aveva preparato per lui, anche per il più misero e stronzo di tutti. Sono successe tante cose ieri, in particolare a un certo punto si è presentato in officina il prete del paese, molto amico della famiglia. Ha celebrato messa per alcuni (Fausto non voleva farci mancare proprio nulla) e a un certo punto ha detto questa frase: voi avete dentro la gioia delle cose semplici. Personalmente Fausto mi ha fatto riscoprire questa cosa, perché in fondo ci ha solo radunato intorno a un tavolo e ci ha fatto stare assieme, senza farci dimenticare quanto sia stupendo vivere così, con cuore semplice e grato. Purtroppo non vivremo mai abbastanza a lungo da ringraziare abbastanza Fausto e sua moglie, Miriam, così affettuosa e materna. Dietro ad un grande uomo non può che esserci una grande donna.
Questa domenica sono successi fatti eccezionali come la Ferrari che torna a vincere o il podio tutto italiano della MotoGp, ma io la ricorderò sempre come la domenica in cui Fausto Pantaleoni ha dimostrato a istituzioni come la Guida Michelin, il Gambero Rosso o Tripadvisor quanto siano degli idioti. Perché ancora non hanno capito che i migliori ristoranti sono le case, o meglio le baracche.

Lunga vita al re pantaLeone!

Che domenica italiana!

Quanti italiani si saranno svegliati oggi pensando che quella che stava iniziando sarebbe stata una domenica diversa da tutte le altre?
Potevamo forse aspettarci una domenica tranquilla in casa ma nulla di più…

E invece capita che ti alzi perché la Formula 1 è sempre la Formula 1 e la Ferrari è sempre la Ferrari anche se sei certo che non può battere l’invincibile Mercedes tedesca, anche perché i tedeschi ormai sono i migliori in tutto pare….
E invece capita che Vettel fa una gara da fenomeno e ti ritrovi alle dieci del mattino in piedi sul divano esaltato come un matto per una vittoria impossibile anche solo da immaginare e con una gratitudine immensa per quel pilota che si commuove nonostante sia la sua 40esima vittoria nella vita perché però è solo la prima in Ferrari (che, per usare parole sue, “è un’altra cosa”) ed appena tagliato il traguardo quasi in lacrime urla in italiano mettendo da parte tutto il suo aplomb tedesco: “Forza Ferrari e grazie ragazzi!”

Poi a quel punto col sorriso a 32 denti siamo andati a pranzo a sfondarci di cibo perché l’Italia è il paese dove si mangia meglio al mondo e dopo esserci riempiti per bene con l’abbiocchino classico che arrivava abbiamo pensato: “cosa c’è di meglio del ciclismo per farci un bel pisolo?! Tanto gli italiani non vincono mai poi…”

E invece ti ritrovi un trentottenne, Luca Paolini, che dopo 13 anni di astinenza riporta l’Italia sul gradino più alto del podio di una delle grandi classiche del ciclismo, la Gand-Wevelgem, e il tutto con un impresa frutto di intelligenza, furbizia e una tenacia che negli ultimi 6 km di gara han trasformato anche i più distanti dal mondo del ciclismo in appassionati affascinati e conquistati dalle gesta di un loro compatriota.

A quel punto pensi sia finita, quasi ti scordi che alle 20.00 c’è la gara della Moto GP perché tanto è ovvio che come al solito vince Marquez…

E invece ti capita di assistere a una delle gare più pazzesche degli ultimi dieci anni conclusa con tre italiani sul podio e un incredibile Valentino Rossi che, a 36 anni suonati, ha ancora la forza e il talento di mettersi tutti dietro le spalle dopo una rimonta incredibile dal decimo posto. Il tutto con un finale mozzafiato e una battaglia correttissima e pazzesca assieme agli altri due italiani che lo hanno accompagnato sul podio, Andrea Iannone e soprattutto un eccezionale Andrea Dovizioso, che incredibilmente riportano la Ducati (moto italiana) sul podio mettendosi dietro quei colossi motoristici di Honda, Suzuki oltre a tutte le Yamaha esclusa quella di Rossi.
Finita la gara tutti, col cuore in mano, ci siamo ritrovati abbracciati e in piedi sul divano esaltati da quella che è stata una pagina incredibile per lo sport italiano.

E allora a questo punto siamo andati a letto ripensando a tutto quel che abbiamo visto e per una volta forse ci siamo scoperti ad essere veramente fieri di essere italiani! Per una volta ci siamo ritrovati a essere un pò patriottici anche noi!

Aver vissuto da italiano questa domenica tranquilla, magari in casa in compagnia dei tuoi cari a prepararti alle fatiche della prossima settimana, l’ha resa più bella che viverla essendo di qualsiasi altra nazionalità del mondo!
Essere italiani oggi è stato bello!

Dovremmo cercare di ricordarcelo anche i prossimi giorni noi che siamo in un paese che invece ha il grande difetto di farsi sempre del male da solo sparandosi addosso e descrivendosi come il peggio del mondo…quante volte sui giornali ad esempio leggiamo confronti solo negativi tra l’Italia e altri paesi del mondo, oppure troviamo articoli denigratori in maniera ingiustificata e casuale contro nostri connazionali solo perché, forse, hanno fatto qualcosa di male? Solo noi facciamo cosi ed è ora di smetterla!

Sarebbe bello che per una volta, grazie allo sport, mettessimo tutti da parte i nostri ideologici pensieri sulle cose e ci sentissimo fieri di essere italiani e pronti ad urlarlo al mondo che questa sera, beh si fa strano dirlo, ma è invidioso di noi!

Un Amico fedele che non ti abbandona mai

Ogni giorno ti sforzi per essere come il mondo vuole tu sia;
Ogni giorno ti sforzi per raggiungere i tuoi obiettivi;
Ogni giorno, se lavori, ti svegli sempre alla stessa ora;
Ogni giorno, se lavori, fai le cose che ti dicono di fare;
Ogni giorno, se non lavori, non avere nulla da fare ti uccide e allora passi tutto il giorno a cercarne uno o a inveire contro chi non te lo da;
Ogni giorno, se sei mamma o papà, porti i figli a scuola;
Ogni giorno, soprattutto se sei la mamma, cucini per la famiglia con la spesa che tu stessa hai fatto;
Ogni giorno, se sei un ragazzo, vai a scuola e dopo fai i compiti che ti dicono di fare;
Ogni giorno, se sei un ragazzo, tua mamma ti sgrida per qualche motivo;
Ogni giorno sembra insomma sempre uguale a quelli precedenti e non sembra possibile trovare un momento in cui essere totalmente noi stessi;

E invece, se ci pensiamo bene, almeno un momento ci sarebbe…

Personalmente mi capita la sera, la maggior parte delle volte dopo cena;
Provate a pensarci…

Quando arriva il momento ti alzi da tavola e già inizi a sorridere felice per ciò che sta per accadere;
E allora uscito dalla cucina vai in quello che in quel momento è il luogo più accogliente e desiderabile del mondo;
Arrivato davanti alla porta quando abbassi la maniglia per aprirla hai un sorriso a 32 denti spalmato su viso, e poi….
….
E poi apri quella porta e lo vedi!

È li che ti aspetta proprio come ogni giorno, non ti tradisce mai lui…
E tu lo guardi come se fosse la cosa più bella del mondo;
Tua moglie, i figli, il lavoro, la squadra di calcio che non vince, l’Isis, i giornalisti moralisti, i politici odiosi…nulla di tutto questo esiste più nella tua testa;
E allora ti avvicini e lui resta li immobile e fermo, non ha paura di te e a differenza di tutto il resto del tempo in cui ti sembra di muoverti seguendo degli ordini imposti, in quel momento in modo veramente libero e felice sei tu che vai da lui…
E allora ti sbottoni e togli i pantaloni (un gesto intimo e sensuale come pochi al mondo),
Abbassi le mutande e…ti siedi!

LA PACE DEI SENSI! IL NIRVANA! IL CENTUPLO QUAGGIÙ!

Se chiudi gli occhi vedi tutto immerso in una luminosissima luce bianca che ti fa sembrare di essere in paradiso;
Non esiste più niente, il tempo si è fermato, ti senti completamente in pace con te stesso!

E allora quando finisci ti alzi e, tirato lo scarico, dai un’ultima occhiata già nostalgica a quel tuo grande compagno di vita le preoccupazioni iniziano a tornare…ma non te ne vai triste no!

Hai infatti già migliaia di volte sperimentato la sua fedeltà! Non sei solo!

La sola cosa di cui uno in quel momento ha il terrore è che il giorno dopo il suo corpo si rifiuti di regalargli quella gioia! La vita se sei stitico deve essere impossibile cazzo…
Dovrebbero inventare una preghiera per gli stitici o almeno dedicargli un santo protettore!

A un uomo puoi infatti forse togliere tutto, tutto eccetto una cosa sola diamine…

IL SUO CESSO!

Myriam: pensieri di una bambina in fuga dall’Isis

Chi di noi che ne siamo lontani non vorrebbe fermare a ogni costo e con ogni mezzo i terroristi dell’Isis?!
Chi di noi che ne siamo lontani non vorrebbe farla pagare ai terroristi dell’Isis?!
Chi di noi che ne siamo lontani non ha paura che i terroristi dell’Isis gli tolgano tutto?!
Chi di noi che ne siamo lontani non si scandalizza e non inorridisce di fronte ai crimini contro l’umanità dei terroristi dell’Isis?!
Chi di noi che ne siamo lontani oserebbe immaginare o anche solo ipotizzare di perdonare i terroristi dell’Isis?!
Chi di noi che ne siamo lontani non ha preso per matto Papa Francesco quando ha lanciato il Giubileo straordinario della Misericordia in cui tutti, anche i terroristi dell’Isis, potranno venire perdonati dalla Chiesa?

Myriam, una bambina irachena di 10 anni in fuga dall’Isis, sicuramente risponderebbe no a tutte queste domande.
Se non ci credete e vi interessa sapere cosa sia la fede Cristiana guardate qui:

Senza vergognarcene certamente pochi di noi che ne siamo lontani durante il giorno pensa a chi veramente è perseguitato dai terroristi dell’Isis ed è anche giusto e normale vivere nella realtà in cui siamo che grazie a Dio non è ancora così dura come quella della piccola Myriam.
La cosa straordinaria di questo video è però che dopo averlo guardato è come se i problemi e le preoccupazioni pur giuste che ognuno di noi ha si rimettessero al loro posto acquisendo il giusto peso.
Questa bambina è una rivoluzionaria!
Alla fine del video la piccola ringrazia il suo intervistatore per averle permesso di condividere la sua esperienza. Per quel che vale anche io voglio ringraziarli entrambi e Myriam ovviamente in particolare: è incredibile e quasi sconvolgente la libertà con cui parla di chi le ha tolto tutto (se penso a quante volte i nostri problemini sembrano tutto e quasi ci dominano la differenza è evidentissima!).

Se dunque questo semplice blog può aiutare, per usare parole sue, a “condividere il suo sentire” sarà valsa la pena farlo solo per quello!

Spot Wind festa del papà: per comunicare davvero, a volte la tecnologia non è tutto

Il progresso, la tecnologia, la velocità, la “connessione”. Sono queste icone indispensabili e imprescindibili della realtà contemporanea in cui viviamo.
La tecnologia è arrivata a un punto tale da rendersi capace di scandire quasi ogni minuto della nostra giornata.
Ma tutto questo è veramente un aiuto a vivere le nostre giornate?
Ci aiuta a comunicare noi stessi e a capire di più gli altri?
Non si tratta di un tema di poco conto ed è facile diventare “moralistoni” nel parlarne ma è oggettivamente vero che stiamo diventando più bravi a comunicare con gli hashtag che usando le parole.
Porre questi temi al centro di un messaggio pubblicitario, specialmente proposto da un’azienda di telecomunicazioni, sembra quasi un controsenso ed è qualcosa che in me ha suscitato interesse e curiosità.
E’ questo infatti che ha fatto Wind per la sua nuova campagna istituzionale. Il risultato è qualcosa di veramente nuovo e affascinante. Ciò di cui sto parlando è “Papà”, un “cortometraggio” di Giuseppe Capotondi (https://www.youtube.com/watch?v=JSWDo95hNR0). Quattro minuti tutti da vedere. Capaci di rivelare anche al più scettico qualcosa di nuovo e interessante: non “il comunicare” per il semplice gusto di farlo ma comunicare perché ciò è un’irriducibile esigenza del cuore umano.
La storia è molto semplice e comune, una di quelle in cui tanti forse potrebbero rivedersi: quella di un figlio che non rivede suo padre da molto tempo e che, in un continuo flash-back della sua infanzia, si rivede nei luoghi che ne hanno caratterizzato la crescita, e decide “ri-comunicare” con lui.
Per farlo, non sceglie la tecnologia, ma torna a casa.
“Per comunicare davvero, a volte la tecnologia non è tutto”: il finale del video è da questo punto di vista assai significativo e centra il punto della questione. C’è tutto dei tempi moderni in questi 4 minuti di video: il rapporto genitori-figli, l’invadenza della tecnologia, il bisogno di incontrarsi e di parlare, la bellezza (rappresentata dai luoghi in cui è ambientato il filmato).
Alcuni potrebbero dire che si tratta di una semplice strategia commerciale di Wind per ottenere più clienti…beh anche se cosi fosse, l’idea di spendersi per descrivere i rischi di un uso esagerato della tecnologia quando loro invece, come azienda di telecomunicazioni ci guadagnerebbero se le persone la usassero sempre di più, è in ogni caso qualcosa di nuovo e oggettivamente affascinante.

+++ Nuove Intercettazioni su Lupi: per guardare l’Eclissi usa occhiali 3D che regalano al cinema +++

Questa nuova notizia ha veramente del clamoroso!
Pare addirittura che il Ministro Lupi abbia guardato l’eclissi di sole di cui tanto si parla con occhiali REGALATI al cinema a suo figlio una volta che vi si è recato per vedere un film in 3D.
Se questa indiscrezione fosse verificata sarebbe lecito il sospetto che l’eclissi non sia in realtà altro che opera sua creata con l’obiettivo di pubblicizzare produttori di occhiali 3D che certamente sono amici suoi!
Come è possibile una cosa del genere?!
Se pensiamo poi che la sua informativa al parlamento coincide con l’orario dell’eclissi si evidenzia ancora di più come ormai l’ex-ministro voglia sfruttare questo evento per darsi maggiore “visibilità”!
Che schifo! Che vergogna! Che paese terribile quello in cui viviamo!
Ma perché non lo indagano poi?! Magistrati senza palle cavolo…

Nell’attesa di verificare l’indiscrezione, anche se sappiamo che non accadrà mai, oltre alle sue dimissioni da ministro sarebbe segno di civiltà che suo figlio maggiore si dimettesse dal suo nuovo lavoro negli Stati Uniti; sarebbe dovere degli insegnanti dei figli più piccoli che studiano ancora che li boccino a fine anno di modo che questi giovani si rendano conto che non si va al cinema a vedere film i 3D se sei figlio di un ministro; e infine sarebbe clamorosamente bello se sua moglie invece non andasse mai più al cinema con gli amici ma da sola perché soli è più bello. A quel punto si che avrebbero sofferto abbastanza per le loro malefatte!

Ah beh ovviamente poi se fra un annetto viene fuori che è una balla ti chiederemo scusa caro Lupi, stai sereno….

Unbroken: storia di un uomo che non si è mai piegato

Ho letto il Libro di Laura Hillenbrand spinto dal successo avuto dall’omonimo film diretto da Angelina Jolie e candidato ai premi Oscar di quest’anno aspettandomi di trovare un libro bello ma come tanti altri che raccontano i drammatici fatti avvenuti durante la seconda guerra mondiale.
Quello che ho letto invece è molto più di questo perché l’autrice ha descritto un uomo e la sua storia con una capacità eccezionale di far immedesimare il lettore nei pensieri del protagonista. Leggendo sembra quasi infatti di crescere e soffrire come Louis Zamperini, protagonista della storia, e per rispondere alla domanda chi sia quest’uomo il libro va letto dall’inizio alla fine perché altrimenti se ne perdono pezzi decisivi.
Louis Zamperini è stato infatti un ragazzo della California che da giovane era solo e pieno di problemi. È stato un incredibile talento del mezzofondo durante il primo dopoguerra e questo lo ha portato a partecipare alle olimpiadi di Berlino del 1936, a stringere la mano a Hitler e a essere quasi ucciso dalle SS per aver rubato una bandiera nazista. È stato mitragliere per gli Stati Uniti d’America e con il suo aereo è caduto nel Pacifico a seguito di una grave avaria, ha resistito su un canotto per oltre 40 giorni vivendo di nulla e ha percorso trasportato dalle correnti oltre 3000 km nell’oceano prima di arrivare sulle coste dell’impero giapponese. È stato prigioniero di guerra per oltre due anni in diversi campi giapponesi, umiliato e continuamente picchiato dai suoi terribili carcerieri che avevano il solo scopo di eliminarne totalmente la dignità di uomo. È stato un alcolista perché nonostante la vittoria statunitense della guerra e la sua conseguente liberazione fisica dalla prigione, Louis ha vissuto anni senza essere capace di liberarsi realmente di quanto accaduto se non con l’alcool, con tutte le conseguenze che questo gli ha generato.
Fa specie pensare ancora una volta che oggi la libertà è spesso descritta solo come la possibilità di fare quello che si vuole e si pensa nei limiti del lecito (se ripensiamo ai fatti di Parigi e Dolce e Gabbana è evidente questo). La storia di questo libro mostra invece tutta la fragilità di un pensiero di questo tipo perché a Louis non è bastato uscire dai campi di prigionia e tornare a casa per essere libero!
Louis però è stato anche un uomo capace di trovare una risposta e liberarsi dai suoi problemi grazie alla Fede. Splendido il finale in cui si accennano i frutti sulla realtà generati da quella che lui stesso chiama: “la scoperta del vero se stesso”.
In poche parole in questo libro c’è tutta la storia drammatica di un uomo che non si è mai piegato di fronte alle fatiche e stando attento a ciò che gli succedeva ha sempre trovato il modo, in ultimo istante con la conversione e la scoperta della fede, di rispondere da uomo ai drammi della sua vita.
Per queste ragioni e per l’incredibile capacità narrativa dell’autrice questo libro va assolutamente letto perché non parla, come in molti dicono, solo del passato o della vicenda di un “eroe” ma ha molto da dire a tutti noi oggi.

Je suis Dolce&Gabbana

L’8 Gennaio scorso, come tutti sappiamo, è la data in cui sono avvenuti i terribili attentati di Parigi ad opera dei terroristi dell’ISIS contro la sede del giornale satirico francese di Charlie Hebdo.
Quel tragico evento è stata occasione di richiamo per tutti e sui giornali ovunque si leggeva il concetto di libertà descritto come “diritto a dire la mia su qualsiasi cosa, e se quel che scrivo urta gravemente la libertà di qualcuno fa niente”.
Quei giorni ovunque si leggeva la scritta #JeSuisCharlie perché quel giornale era “esempio” di cosa volesse dire essere “liberi”…
Oggi, a poco più di due mesi da quegli eventi, capita che due famosi omosessuali (Dolce & Gabbana) facciano dichiarazioni a favore della famiglia, cosiddetta dai media, tradizionale (come se ce ne fosse una innovativa).
Viviamo però in un mondo di moralismi in cui è lecito sì esprimere il proprio parere ma solo se questo è di moda, e i pareri pro-gay oggi vanno oggettivamente di moda!
Fa ridere poi che altre star, i cantanti Elton John e Ricky Martin e la ex-tennista russa Martina Navratilova ad esempio, anche loro omosessuali, abbiano attaccato violentemente tali dichiarazioni lanciando una campagna di boicottaggio contro i prodotti di Dolce & Gabbana. Stupisce la stupidità della reazione avuta da questi presunti “cervelli” del nostro tempo: hanno pensato che boicottando una linea di abbigliamento a perderci ad esempio sono le semplici persone che ci lavorano, molto più che Dolce & Gabbana?
Non so se ricordate ma qualche tempo fa era successa una cosa simile per la Barilla quando Guido Barilla, durante la trasmissione radiofonica La Zanzara, aveva dichiarato che per l’azienda alimentare la famiglia era “solo” quella tradizionale. Anche in questo caso attraverso il “tam tam” dei social network si era arrivati a boicottare la pasta dell’azienda in questione fino a che poi Barilla ha dovuto fare dietro-front perché “vendere” è tutto e visto che il mondo è moralista è giusto mettere da parte le proprie opinioni a favore delle mode…
La verità è che oggi se dici qualcosa contro i gay sei portatore di omofobia e sei arcaico!
Si può però dire che certe battaglie dei gay sono integraliste o no?
Si può cominciare a dire che un dialogo che rispetti l’identità e la storia di tutti deve tenere dentro anche quella di chi è a favore della famiglia “tradizionale”?
Questo articolo non ha la presunzione di risolvere o minimizzare i problemi dei gay oggi ma è semplicemente il frutto di constatare cosa per il mondo voglia dire essere liberi!
Visto che l’esperienza di chi scrive è quella di concepire la libertà, come dice il Papa, “non certo come il fare tutto ciò che si vuole, lasciarsi dominare dalle passioni, passare da un’esperienza all’altra senza discernimento, seguire le mode del tempo; buttare tutto ciò che non piace dalla finestra. La libertà ci è donata perché sappiamo fare scelte buone nella vita!”
Per fare scelte buone nella vita mi piacerebbe imparare a discutere in modo vero e non ideologico su un tema come quello dell’omosessualità con chi omosessuale lo è.
L’impressione però è che molti di questi reclamatori di presunti “nuovi diritti” preferiscano urlare piuttosto che discutere e questo personalmente mi dispiace.

Ecco un uomo vero: Enrico Angelini

Sui monti sopra Foligno sorge la cosiddetta “Cascina Raticosa”, rifugio che ai tempi della seconda guerra mondiale ospitò il comando della quinta brigata Garibaldi. In molti (me compreso) non sanno forse che la notte tra il 2 e il 3 febbraio del 1944 da quel luogo 24 giovani partigiani furono presi e deportati dai nazisti che li hanno condotti a morire nei loro campi di concentramento (Mauthausen, Flossenbürg e altri).
Probabilmente nemmeno quello che nei giorni scorsi ha rubato la targa commemorativa e ha disegnato una svastica enorme sul muro conosceva questa storia, o almeno mi piace immaginare sia cosi.
Quello di cui vorrei parlare non riguarda comunque il delinquente che ha fatto questo gesto becero ma la reazione di un uomo, un signore di 90 anni di nome Enrico Angelini, che quel 2 febbraio 1944 è miracolosamente scampato alla retata nazista.
Avvenuto il fattaccio infatti le autorità hanno come al solito immediatamente provveduto ad alzare i toni nel modo più appariscente possibile per condannare l’accaduto e indignarsi a parole come meglio potevano.
La cosa interessante è che mentre loro facevano tutte queste “chiacchere” nei loro uffici non accompagnate da alcun fatto riscontrabile nel pratico, il signor Enrico Angelini non ha pronunciato una parola ma ha fatto molto di più.
Ha preso sverniciatore e raschietto e, mettendo da parte per un attimo tutti gli acciacchi che un uomo della sua età può avere, è tornato a quel rifugio che da giovane lo aveva ospitato e che aveva condiviso con i suoi compagni ormai perduti per rimettere le cose a posto.
Con lo sverniciatore e il raschietto ha cancellato il simbolo nazista.
E dove prima c’era la targa ha appoggiato una rosa.
Da giovane ringrazio i giornalisti che hanno raccontato questa storia perché me l’hanno fatta conoscere. In questo modo, per quel che vale, posso realmente ringraziare il signor Angelini che non conosco ma che ha dato a tutti un esempio di cosa nel pratico voglia dire stare e vivere da uomo di fronte una circostanza certamente drammatica per lui. Sarebbe bello poter stare sempre cosi di fronte alle cose brutte che ci accadono.
E’ rivoluzionario e originale questo modo di essere: grande Enrico!

Viaggiando in metro scegli chi essere: milanese o giargiana?!

Per un vero milanese la metro è casa sua e la conosce alla perfezione;
Arrivato al tornello sa dov’è quello che funziona bene e gli fa evitare di dover tirare fuori l’abbonamento dal portafoglio con tutta la perdita di tempo e di sbatta che ne consegue;
Sceso in metro non chiede informazioni a nessuno e cammina a testa bassa per arrivare più veloce possibile alle carrozze laterali dove c’è meno gente, ed evitare anche così di guardare in faccia e incontrare persone che magari conosce ed è poi costretto a salutare se ne incrocia lo sguardo;
Il milanese vero si ferma nei sempre punti pieni di cicche calpestate sulla banchina perché fa figo piazzarsi dove la porta della metro si apre;
Entrato in treno un milanese non si siede mai perché il posto è sporco e lui c’ha addosso un pantalone del porco diaz;
Ovviamente poi c’è sempre una fonte più acuta di puzzo che il milanese prontamente identifica per poterla schifare nel modo più teatrale possibile;
Se poi sul suo vagone sale il classico musicista da strada il milanese non lo degna di uno sguardo perché “quello è uno scansafatiche che non ha mica voglia di lavorare”.
Durante il viaggio non vedrai mai un vero milanese stare a fissare l’elenco delle fermate o contare quante ne mancano alla sua: esattamente quando sarà il momento di uscire vedrai che alza la testa e andrà per la sua strada.
All’uscita poi il milanese cammina sempre a passo spedito e ovviamente sulla scala mobile non sta fermo e sale perché “non c’è un cazzo di tempo da perdere e questa economia bisogna farla girare”.

Un falso milanese (Giargiana, Cinegro, Giapponegro, Terùn sono solo alcuni degli appellativi con cui un milanese vero definisce questi “esseri”) invece lo riconosci perché al tornello non ha l’abbonamento ma ha solo un biglietto che poi non riesce mai a timbrare perché lo inserisce nel verso sbagliato;
Dopo questi personaggi te li ritrovi a fermare chiunque e chiedere più volte conferma che non stiano sbagliando treno;
Alla fermata poi si piazzano sempre davanti alla porta e iniziano subito a salire senza aspettare mai che scendano le persone già sul treno;
Durante il viaggio contano le fermate e si alzano dal posto quando ne mancano ancora tre alla loro così possono rompere le palle a tutti i veri milanesi con la classica domanda che li fa impazzire: “Scusa scendi alla prossima?”
Ah beh poi sulla scala mobile ovviamente tutti i falsi milanesi si piazzano sempre sulla destra….

Diffida dunque dalle imitazioni e quando scendi in metro scegli chi essere!
Non ci sono vie di mezzo: se non ti comporti da milanese sarai solamente un giargiana come tanti altri!