Lahore: una famiglia Cristiana al parco giochi

Khalid ha 5 anni e da almeno 6 mesi, assieme al fratellino Kamhil, ripetutatemente chiede alla mamma e al papà di portarlo al parco giochi di Lahore perché i suoi amichetti gli hanno detto che ha dei giochi bellissimi. Per settimane papà Ahmed e mamma Minal hanno preso tempo rimandando la gita perché preoccupati che il loro essere Cristiani fosse un pericolo per i loro figli. Avevano anche provato a spiegare a Khalid le loro preoccupazioni: “piccolo mio…devi sapere che ci sono molte persone cattive che potrebbero farci del male perché andiamo in chiesa e siamo Cristiani, per questo io e papà siamo preoccupati…“; il più delle volte il bambino però rispondeva: “io non so cosa vuol dire Cristiano mamma. Lì ci sono le giostre e io ci voglio andare, anche Khamil ci vuole andare!

Dopo una lunga attesa, vedendo che oramai la situazione per i cristiani sembrava essersi stabilizzata, una settimana fa papà Ahmed è tornato a casa con una sorpresa per la sua famiglia: aveva comprato 4 biglietti per il parco giochi di Lahore e avrebbe portato tutti lì per festeggiare la Pasqua! La gioia di Khalid e Khamil era incredibile. I due bambini hanno abbracciato il papà perché gli stava facendo il regalo più bello che avrebbero mai potuto desiderare, la casa si è riempita di urla e grida di felicità, a mamma Minal sono uscite delle lacrime di gioia al vedere i suoi figli così contenti.

Per una settimana in casa non si è parlato d’altro. Khalid e Khamil hanno raccontato a tutti i loro amici del regalo che avevano ricevuto. I due bambini continuavano a ripetere ai genitori che avrebbero provato tutte le giostre del parco. Mamma e papà sorridevano quando li sentivano dire così. Erano felici di vederli così contenti ed erano felici di poter finalmente fare qualcosa in famiglia, tutti insieme, il giorno di Pasqua poi.

La mattina di Pasqua è stata incredibile. Usciti dalla Santa Messa Khalid e Khamil erano in totale fibrillazione, correvano avanti e indietro lungo il sagrato della chiesa. Erano impazienti di andare al parco giochi al punto che non volevano farsi sbaciucchiare per ricevere gli auguri di Pasqua da nessuno degli amici di mamma e papà. La loro energia e voglia di vivere metteva tutti di buonumore al punto che, spinto dalla loro carica, papà Ahmed dice: “cosa ne dite se andiamo direttamente da qui al parco invece che passare da casa come avevamo detto?” Khamil e Khalid rispondono urlando insieme di sì e corrono ad abbracciarlo. Mamma Minal invece guarda suo marito e, a bassa voce, gli chiede: “Ahmed…e le due uova di Pasqua che gli avevamo preso per fargli una sorpresa quando gliele diamo?“; “Non ti preoccupare Minal, le apriamo stasera: sarà una giornata speciale e la concluderemo mangiandole insieme una volta tornati a casa. Vedrai che ne saranno felici i bambini“. 

Risolti gli ultimi dubbi allora i quattro vanno insieme felici al parco. I bambini non stanno un attimo fermi. Appena arrivati iniziano a correre in giro come dei matti, papà e mamma li guardano, sono totalmente innamorati di loro. Dopo qualche tempo il piccolo Khamil chiede alla mamma se può andare sull’altalena e se lei lo può spingere perché da solo non ce la fa. Mamma Milan è ben felice di accontentarlo ed anche Khalid lo segue perché ci tiene a spingere il fratellino per insegnargli ad andare da solo. Papà Ahmed guarda la scena conquistato dalla bellezza della sua famiglia: è così fiero di quello che, assieme a sua moglie, sta costruendo. Con questo pensiero, mentre Khalid spinge Khamil sull’altalena e senza dar peso a quell’uomo con lo zaino appoggiato all’albero accanto alla loro altalena, si avvicina alla moglie, l’abbraccia e la bacia. I due piccoli, vedendo la scena, fanno le facce schifate ed indicano i genitori urlando “bleeeah che schifo si baciano ahahahahah!“. Minal e Ahmed allora si gettano sui due figli e insieme i quattro si ritrovano per terra abbracciati a ridere come dei pazzi.

Immersi nelle risate si rotolano nell’erba verde del parco quando d’improvviso sentono una fragorosa esplosione e tutto si trasforma diventando bianco.

In serata arriva la rivendicazione del gruppo terrorista Jamaat-ul-Ahrar: “abbiamo commesso l’attentato di Lahore perché i cristiani sono un nostro obiettivo, e faremo altri attentati di questo tipo in futuro“.

Ho inventato questa storia perché ai terroristi che pensano di aver vinto vorrei urlare che la Pasqua Cristiana contiene in sé l’invito al mondo intero di lottare per affermare che “è folle uccidere in nome di Dio perché Dio è speranza, è vita“.

Ho inventato questa storia perché ai terroristi che pensano di aver vinto vorrei urlare che la Pasqua Cristiana contiene in sé la promessa di una vita oltre la morte, una vita in cui Khamil e Khalid hanno mangiato quelle uova di Pasqua che i genitori gli avevano preparato come sorpresa finale di quella magnifica giornata.

Giulio Regeni: le prossime 5 spiegazioni del governo egiziano sulla sua morte

Dopo la fantasiosa spiegazione lanciata ieri sui media dalla polizia egiziana che ha suscitato in Italia un misto di incredulità, rabbia e stupore per la demenza delle menti che l’han pensata, il governo egiziano, per mettere fine alla questione e formulare delle proposte che l’opinione pubblica nel nostro paese possa accettare, ha preparato una bozza di 5 possibili “nuove” spiegazioni su chi siano gli assassini di Giulio e sul perché lo abbiano fatto.

Eccone di seguito un’anteprima:

1. Giulio Regeni è stato ucciso da un kebabbaro del Cairo perché non ha apprezzato il gusto del suo kebab. Neppure 5 giorni di torture sono stati sufficienti a sciogliere il dubbio del kebabbaro e del suo team: “non li piaceva la salsa o la carne era cotta male?

2. Giulio Regeni è stato ucciso da un tour operator egiziano che lo aveva portato a vedere le piramidi su un cammello generando nel giovane italiano però un fastidioso arrossamento intercosciale: “bisognava azzittire quel ragazzo altrimenti tutti i turisti stranieri avrebbero saputo che i cammelli sono scomodi!

3. Giulio Regeni è stato ucciso da una famiglia apparentemente normale del Cairo presso cui Giulio insegnava italiano perché il giovane si era rifiutato di vedere per la settima volta in una sola giornata “il principe d’Egitto“.

4. Giulio Regeni è stato ucciso da alcuni archeologi egiziani perché all’interno della tomba di Tutankamon si voleva fare un “Selfie con la mummia“.

5. Giulio Regeni è stato ucciso da un cane randagio perché, nonostante l’animale sembrasse già innervosito di suo, il ragazzo gli si è ugualmente avvicinato per provare a calmarlo invece di andarsene.

Ovviamente tutti questi possibili assassini sono già stati uccisi dalla polizia egiziana che, con il desiderio di riportare ordine nel paese, si è così assicurata che nessuno di essi possa più parlare. Valutazioni sull’ordine con cui presentare ognuna di queste versioni all’opinione pubblica italiana e internazionale verranno effettuate nelle prossime ore.

Arrivato a questo punto mio caro lettore innanzitutto mi congratulo per la tua resistenza al leggere “stronzate” ma penso sia doveroso darti una spiegazione sulla natura di questo articolo.

Io credo che se non si è in grado di ironizzare su un fatto, specialmente se brutto, in un modo che tenga conto del dramma (o della gioia se il fatto è bello) che si sta vivendo allora non si è davvero liberi di guardare a quel che accade con verità. L’augurio è dunque che nessuna delle parti in causa in questo dramma, non per un desiderio di vendetta ma per uno di giustizia, smetta mai di cercarla questa verità.

Le 7 cose che l’influenzato invernale si sente in diritto di fare

Siamo nel bel mezzo della stagione dell’influenza e tutti noi, perlomeno una volta nella vita, ne abbiamo beccato una che ci ha obbligati a casa per giorni…giorni in cui ci sentiamo in diritto di tirare fuori la bestialità che è in noi. Ecco alcuni esempi di cosa siamo in grado di fare:

1. L’influenzato invernale, per tutta la durata della sua degenza, si tiene il pigiama, fa attenzione a non lavarsi rigorosamente mai e farsi la barba è una idea che nemmeno gli sfiora la testa. In questo modo dopo pochi giorni, su quella che una volta era una faccia, compaiono muschi, licheni e altre semplici forme di vita che lo rendono sempre più vomitevole alla vista di chi lo accudisce.

2. L’influenzato invernale, per tutta la durata della sua degenza, è il padrone della televisione: le serie tv, i film o le partite da guardare le decide solo lui. 

3. L’influenzato invernale, per tutta la durata della sua degenza, si lamenta costantemente e pretende di essere accudito con totale passione e dedizione. Se lui è a casa malato la sua ragazza non può uscire, i suoi amici non possono fare delle figate mentre cinema, ristoranti o qualsiasi altro luogo di aggregazione andrebbero chiusi: nessuno ha infatti il diritto di godersela se lui sta male…

4. L’influenzato invernale, per tutta la durata della sua degenza, non parla e non vuole ricevere domande perché chi lo accudisce deve sempre prendere la decisione giusta. Domande come “Vuoi mangiare? Se si di cosa hai voglia?” oppure  “Come stai? Ti senti ancora la febbre?” lo fanno sbiellare.

5. L’influenzato invernale, se costretto ad andare dal medico, vuole essere certo di non dover aspettare nemmeno un minuto in quell’angolo d’inferno pieno di germi e batteri chiamato “sala d’attesa”.

6. L’influenzato invernale, per tutta la durata della sua degenza, riscopre una smodata passione per il brodino caldo. Ne è talmente affascinato che obbliga chiunque sia con lui a mangiarlo a pranzo e cena esattamente come fa lui vietandogli ogni altra pietanza.

7. L’influenzato invernale, per tutta la durata della sua degenza, ritorna appassionato di social network: twitta e posta su Facebook commenti come un assatanato riscoprendosi esperto di politica, sport, terrorismo, chiesa, economia, cinema e ogni altra tematica degna di un trend topic su Twitter.

Ti senti rappresentato da uno o più di questi atteggiamenti?! 

Beh…sappi che sei un bel bastardello ma un giorno la pagherai: chi oggi ti sta accudendo patendo le pene dell’inferno prima o poi si ammalerà e consumerà la sua vendetta senza alcuna pietà! 

Dialogo tra un bambino e la sua mamma sotto le bombe di Raqqa

In questi giorni, a seguito dei tragici fatti di Parigi, io, così come chiunque, superato l’orrore e la rabbia per quanto accaduto, ho iniziato a pormi la domanda…e allora adesso? Cosa possiamo fare per fermare questi pazzi? 

Hollande ha risposto per noi iniziando bombardamenti massicci contro lo Stato Islamico e la sua capitale, Raqqa. Una parte di me è totalmente d’accordo perché pensa che la guerra contro l’Isis sia “solo” un atto legittimo di difesa ma un’altra, sarà anche per paura, mi ha portato a pensare a un bambino nato a Raqqa che non vede nulla se non degli aerei che gli bombardano la casa e non sa nulla se non quello che gli dicono i suoi genitori..ecco allora un dialogo ho immaginato tra lui e la sua mamma:

“Mamma scusami…posso chiederti una cosa?”

“Certo piccolo!”

“Perché ci sono tutti quei lampi nel cielo, e poi anche tutte quelle esplosioni e quel fuoco che non smettono mai…?!”

“Piccolo mio…ci sono persone nel mondo che fanno cose brutte e non vogliono che noi siamo felici”

“Perché non vogliono che siamo felici mamma?”

“Perché pensano che siamo cattivi”

“Ma noi siamo cattivi mamma?”

“No figlio mio no che non lo siamo…siamo semplicemente fedeli alla sacra legge musulmana ma molti, in questo mondo, non la capiscono e pensano sia malvagia”

“E hanno ragione mamma?”

“No figlio mio non hanno ragione, sono loro i cattivi, li chiamiamo infedeli perché non credono e non seguono la legge dell’unico Dio…Allah!”

“Ma papà non è mai a casa per colpa loro?”

“Si…il tuo papà è forte e coraggioso e combatte per difenderci e per andare in paradiso!”

“Mamma….ma secondo te anche io posso diventare come papà? Vorrei tanto essere coraggioso e forte come lui!”

“Lo sei già bello mio!”

“Mamma senti posso dirti un segreto….? A me quei lampi nel cielo e quei botti però fanno tanta paura…”

“Anche a me piccolo anche a me, ma non temere, siamo noi i buoni e alla fine vinceremo!”

“Mamma senti…ma visto che papà non c’è, posso dormire nel letto con te?”

“Certo piccolo mio vieni qui dalla tua mamma, sei al sicuro qui…”

Io, come tutti, voglio che l’Isis e il terrorismo vengano fermati e non ho la pretesa di dire come si possa fare (se vi interessa questo tema è pieno di pseudo-esperti in giro che ne han parlato)…la sola cosa che mi viene in mente però, osservando la veemente e naturale reazione del governo francese da un lato, e immedesimandomi in un bambino nato dentro lo stato islamico dall’altro, è che io non sono migliore di lui ma sono solo stato più fortunato a nascere a Milano. 

Non sarebbe forse bello però che anche per lui, così come per un bambino nato a Parigi, a Milano, a New York, a Mumbai o in Nigeria, ci sia una possibilità di salvezza in questo mondo…?! 

La guerra però questa possibilità te la toglie.

Lo stagista inaspettato e la dignità del lavorare

Non vincerà certamente un Oscar e difficilmente passerà alla storia del cinema ma “Lo Stagista Inaspettato”,  commedia diretta da Nancy Meyers con attori del calibro di Robert de Niro (Ben Whittaker) e Anne Hateway (Jules), racconta e ironizza su un tema, il lavoro e il rapporto capo-dipendente, in maniera decisamente sorprendente e efficace.

Chi di noi infatti, durante le sue giornate lavorative in ufficio, riesce a non lamentarsi se il suo capo non gli dà abbastanza responsabilità o non gli dedica le attenzioni che pensa di meritare?!

Chi di noi, durante le sue giornate lavorative in ufficio, ha in mente che, qualsiasi attività abbia da fare, semplice o stimolante che sia, essa è comunque funzionale al raggiungimento di uno scopo?! 

Chi di noi, durante le sue giornate lavorative in ufficio, si prende a cuore i problemi e le difficoltà dei colleghi che gli stanno attorno?!

Chi di noi, durante le sue giornate lavorative in ufficio, quando vede il suo capo affaticato o preoccupato, lo supporta semplicemente stando con lui di fronte alle problematiche quotidiane?!

Chi di noi, durante le sue giornate lavorative in ufficio, pensa di poter contribuire attivamente al miglioramento dell’azienda e non lascia questo obiettivo solo ai suoi manager di turno?!

Chi di noi, durante le sue giornate lavorative, percepisce la grande dignità che l’atto del lavorare in sè contiene?!

Chi di noi, durante le sue giornate lavorative in ufficio, riconosce e valorizza i talenti e le qualità di chi ha attorno invece di tentare in ogni modo di apparire migliore di loro?!

Ben Whittaker, settantenne pensionato che viene assunto come stagista in una emergente società online nel settore della moda diretta e fondata dalla bella Jules, mostra come persino uno stagista possa permettere la crescita e il miglioramento dell’azienda in cui lavora.

Ad essere sorprendete è però la modalità in cui questo obiettivo viene raggiunto: Ben infatti non sa praticamente nulla di computer o di negozi online ma, grazie a tutta la sua esperienza di vita, è in grado di guardare alla sua realtà lavorativa e a chi gli sta incontro con un occhio diverso rispetto ai suoi più giovani colleghi. In tal modo, sebbene inizialmente non gli dessero nulla da fare, grazie al suo occhio attento è riuscito ad esaltare le qualità e i talenti di chi gli stava attorno al punto tale da creare un clima di ufficio di reale amicizia, con le ovvie conseguenze di miglioramento delle performance che ne è conseguito. 

Tutto ciò ci porta a riflettere su quanto il lavoro ci nobiliti e ci permetta di sentirci utili ed importanti.

Bella infatti l’idea di usare come protagonista un uomo che il mondo di oggi pare ritenere inutile perché troppo anziano e lento…quanti uomini e quante donne, dopo tanti anni di lavoro e dopo essere diventati dannatamente bravi a farlo, vengono messi da parte perché giudicati inutili? Con quanta facilità la società che ci circonda, senza troppi ringraziamenti per il contributo apportato in passato da questi uomini e da queste donne, li mette da parte invitandoli a starsene a casa? 

Chi scrive ha da poco iniziato a lavorare e trova decisivo per le aziende di oggi che giovani e uomini e donne con più esperienza imparino a convivere tra loro. In questo modo, mixando l’energia e le idee dei primi, con l’esperienza e la serenità imparate da una vita in trincea di fronte ai problemi di ogni giorno dei secondi, vi é la reale possibilità che le società crescano. Ma ancora di più si può evitare che i giovani dilapidino le conquiste di chi li ha preceduti, facendo così in modo che imparino da loro non solo le competenze ma anche come approcciarsi ai problemi, mentre, allo stesso tempo, i più anziani si vedano trattati non più come un inutile peso della società ma sentano la responsabilità di formare le nuove generazioni.

Che una simpatica commedia di un paio d’ore tocchi tutte queste tematiche e susciti queste reazioni la rende certamente meritevole di essere vista non pensate?!

Le 10 differenze tra gli Italiani pro e contro Valentino Rossi

Abbiamo tutti visto le immagini della sfida tra Valentino Rossi e Marquez lungo i primi 7 giri del gran premio di Sepang di MotoGP in cui il pilota spagnolo, dopo aver in ogni modo rallentato e innervosito Valentino, è finito per terra. 

Sui social si è immediatamente accesa una grande battaglia tra chi difende e chi accusa Valentino, ma nessuno si è chiesto cosa differenzia chi sostiene le due diverse posizioni: leggete e lo scoprirete….

Il tipico accusatore di Valentino Rossi al mattino sotto la doccia pensa, il tipico sostenitore invece canta;

Il tipico accusatore di Valentino Rossi a cena con gli amici non fa nulla perché è l’ospite, il tipico sostenitore invece è quello che cucina per tutti;

Il tipico accusatore di Valentino Rossi a lavoro quando arriva beve il tè così si rilassa, il sostenitore invece, appena arriva, ingoia un caffè in tre secondi e un altro se lo infila negli occhi come fosse un collirio perché ha duemila cose da fare.

Il tipico accusatore di Valentino Rossi è quello che da vecchio si apposta davanti a un cantiere dicendo che ai suoi tempi si lavorava meglio, il sostenitore trascorre invece la sua vecchiaia giocando a carte con gli amici e passeggiando nel parco alla ricerca di qualche bella nonnetta da guardare.

Il tipico accusatore di Valentino Rossi nel tempo libero porta i cani a passeggio, il sostenitore invece gioca coi figli al parchetto come un dodicenne;

Lo studente accusatore di Valentino Rossi se durante un esame riceve richiesta di aiuto, non solo finge di non sapere la risposta, ma fa anche la spia col professore; lo studente sostenitore invece è quello che si fa beccare mentre passa al compagno il suo intero foglio protocollo per farlo copiare;

Il tipico accusatore di Valentino Rossi a lavoro i problemi li elenca, il sostenitore invece li risolve;

Il genitore sostenitore di Valentino Rossi i figli li rimprovera, il genitore accusatore invece li moralizza;

Il tipico accusatore di Valentino Rossi è il classico sempre pronto a “salire sul carro dei vincitori”, il sostenitore invece è già sul carro perché quello che ha vinto è proprio lui;

Il tipico accusatore di Valentino Rossi i biscotti li organizza e li fa, il sostenitore invece non ci sta e se li mangia.

#IoStoConVale: vai a Valencia e insegna ai bambini come corrono i giganti!

La dura vita di un ladro nel 2015

Sarà certamente esperienza comune a tutti coloro che hanno la “fortuna” di lavorare in Italia quella di aprire la busta paga e sparare una filotemmia vedendo quanto, alla fine di ogni dannato mese, si riduca lo stipendio da lordo a netto. In quel momento, in preda all’ira e alla collera, tutti almeno una volta avremo pensato che sarebbe bello avere un lavoro che permetta di pagare meno tasse e soprattutto avere tutto quel che si desidera ogni volta che lo si vuole.
Ebbene la mansione che risponde a questi altrimenti utopici desideri esiste: il ladro!

Attenzione però perché pochi hanno veramente tutte le skills, le capacità, per lanciarsi efficacemente nell’arte del furto a causa degli innumerevoli problemi connessi a questa attività.

Innanzitutto un ladro non può mai vantarsi con nessuno di quel che fa e dei suoi successi lavorativi.
Ad esempio, oggi che Linkedin è sempre più diffuso lui, povero, non può mica scrivere di essere uno “Junior Assistant Thief” oppure un “Theft Head of Department”  e, se anche decidesse di farlo, nessuno ne confermerebbe le competenze: questo stupido mondo apprezza più uno che sappia usare Excel di uno che invece apre le auto con una spilla da balia!

E poi ci sono mille altri semplici aspetti del vivere che però influiscono sulla quotidianità e sicuramente sconvolgerebbero chi fa un mestiere normale, mentre per un ladro sono scontati sacrifici:

Un ladro ad esempio il diamante lo usa per tagliarci il vetro, mica per farci degli anelli;
Un ladro la calzamaglia non può usarla al posto dei calzoni, ma gli tocca metterla sulla testa come un babbione;
Un ladro l’idea di business non ce l’ha: se ruba oggetti del valore di 1000€ li rivende a 200 poi.
Un ladro, quando vuole una cosa che non possiede, non la ordina mica su Amazon ma, qualsiasi condizione climatica ci sia, esce e se la va a prendere per conto suo!
Un ladro è costretto sempre a vedere film in cui chi fa il suo lavoro è il cattivo (Robin Hood non conta perché lui la calzamaglia non se la metteva mica sulla testa);
Un ladro è sempre costretto a usare solo cose di seconda mano;
Un ladro la calma non sa cosa sia: a lavoro deve sempre fare le cose di fretta per evitare che lo sgamino;
Un ladro l’iPad o l’iPhone non può usarli perché gli infami della Apple si sono inventati quella bastardata di “Trova il mio i-phone” che lo fa suonare fino a farti sbiellare;
E poi che fatica fare oggi il ladro con tutti questi allarmi e questi disoccupati che non escono mai di casa e soprattutto non hanno nulla che valga la pena rubare…

Caro ladro che dunque stai leggendo queste parole, é direttamente a te che questo articolo é rivolto: sii certo che noi, anonime e noiose persone ligie alle regole, ti capiamo e comprendiamo quanto dura sia la tua vita!

Ci sono delle cose forse però caro ladro che non sai…
Ad esempio caro ladro, lo sai che dopo che rubi in una casa, chi ci abita dentro ogni volta che una porta cigola si caga nelle mutte dallo spavento?!
Lo sai, caro ladro, che quello che ti sei fottuto in pochi minuti è il frutto di anni di lavoro e fatiche delle persone che hai derubato?!
Lo sai, caro ladro, che sei stato fortunato non ti abbia beccato al mercatino del rubato (si lettori miei esiste un posto a Milano che si chiama così…) dove la polizia mi ha detto di andare per cercare quel che mi hai rubato?!
Lo sai, caro ladro, che se anche pensi di essere sfigato e ti é stato sottratto ingiustamente qualcosa nella vita, la colpa non é mia?!
Hai in mente, caro ladro, tutte le volte che in queste settimane ti han fischiato le orecchie? Ero io che ti mandavo affanculo.
Lo sai, caro ladro, che sei un cazzo di bastardo?!

Ahhhhhhhh che godere!

Miei cari lettori onesti perdonate questo articolo totalmente autoreferenziale ma ogni tanto penso che un bel vaffanculo abbia anche un gran valore educativo.

I 5 mutamenti di posizione in Europa nei confronti dei migranti

Dopo le tragedie degli ultimi giorni la percezione del fenomeno migratorio in Europa è profondamente mutata.

Ecco 5 incredibili campi di posizione avvenuti negli ultimi giorni:

1. La Merkel solo poche settimane fa diceva a una bambina siriana che in Europa non c’era posto per tutti i suoi connazionali in fuga dalla guerra, mentre oggi non pone limiti di numero al numero di rifugiati siriani che la Germania potrà accogliere.

2. L’Ungheria marchiava i migranti giunti a Bruxelles con un numero sul braccio e costruiva un muro lungo il confine con la Macedonia per “difendere i suoi confini”, mentre oggi apre le frontiere permettendo ai migranti di andare in Austria e poi in Germania.

3. Cameron dichiarava che la Gran Bretagna non avrebbe accolto alcun migrante nel suo paese, mentre oggi si dice disponibile a andare a prendere rifugiati siriani direttamente Siria, pensa a contribuire al lavoro della coalizione contro ISIS partecipando ai bombardamenti e con azioni di spionaggio.

4. Papa Francesco invita tutte le parrocchie, i monasteri, i santuari e le comunità religiose d’Europa ad organizzarsi per accogliere una famiglia di migranti a testa.

5. Il popolo europeo mette da parte tensioni e paure contro questi migranti e, dopo averli visti essere pronti a farsi a piedi i 250 km tra Bruxelles e Vienna, li accoglie con applausi, torte, caramelle, garantendogli il wifi gratuito in città per potersi connettere e ricevere informazioni: in poche parole si è smesso di trattare questi uomini come bestie. Molti cittadini austriaci stanno persino andando a prendere i profughi con la loro macchina in Ungheria facendo un gigantesco corteo di solidarietà!

L’immagine del piccolo Aylan che abbiamo visto qualche giorno fa ci ha scosso tutti a tal punto che, sebbene combattuti sulla reale necessità di pubblicare o meno la foto del bambino, la sensazione di vivere in un continente i cui valori fondanti ormai erano andati perduti si era diffusa in tutti i paesi dell’unione.

Personalmente ho trovato però eccezionale il modo in cui alcuni leader europei e, soprattutto, le persone “normali” abbiano mutato atteggiamento nei confronti di questi uomini, donne e bambini. Oggi Papa Francesco all’Angelus ha detto: “Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere “prossimi” dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: “Coraggio, pazienza!…”. La speranza è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura”.

Vedere nostri concittadini europei preoccuparsi di fare gesti concreti per accogliere questi uomini fa pensare che forse, quei valori di umanità e democrazia che ci siamo sempre vantati di avere, forse non siano andati perduti del tutto.

Abbiamo trascorso mesi, come Italia soprattutto, a implorare l’Europa di aiutarci di più e alla fine è servito un fatto drammatico, esterno e lontano da noi, per farci ricordare chi siamo e ripartire!

Incredibile il potere di una foto no?!

Aylan: scusaci tanto e grazie…

Aylan…

Scusaci perché l’Europa e noi europei non siamo come avevi sognato;
Scusaci perché i nostri presunti “problemi” ci portano a non dare valore alla vita che abbiamo;
Scusaci perché sono mesi che litighiamo elencando pro e contro dell’immigrazione come si trattasse di discutere i risultati dell’ultima partita del campionato di calcio;
Scusaci per il nostro dannato cinismo;
Scusaci perché non abbiamo fatto nulla per salvare la tua casa a Kobane;
Scusaci perché a tre anni non si deve essere obbligati a scappare di casa e salire su un gommone per sopravvivere;
Scusaci per averti sbattuto in tutte le prime pagine del mondo soltanto oggi;
Scusaci perché non valevi meno di noi;
Scusaci perché, come Europa e come europei, ti abbiamo lasciato morire prima di accorgerci del valore che avevi.

Grazie perché, dando la vita per venire da noi, ci fai riscoprire l’enorme valore di quel che abbiamo;
Grazie perché ieri lavorare è stato completamente diverso;
Grazie perché il dolore di averti visto ci fa desiderare di non lasciare ad altri il compito di costruire un mondo migliore ma ci spinge a voler contribuire a farlo anche noi, nel piccolo della nostra quotidianità;
Grazie perché “l’urlo del tuo corpicino che giaceva a terra” ha scosso il mondo più di quanto sinora abbiano fatto discorsi, articoli e dibattiti in ogni angolo della Terra;
Grazie per averci fatto aprire gli occhi: fino ieri nessuno vi voleva mentre oggi la speranza di un’Europa capace di accoglienza è più viva.

Ora però Aylan, Galip e tutti voi uomini, donne e bambini di cui non sappiamo nomi e storie e che non siamo riusciti a salvare, nostro “compito” è non fermarci al solo contraccolpo sentimentale che avete generato, ma è “usare” questo dolore e questa tristezza per andare oltre i semplici discorsi che abbiamo fatto sinora: basta facili populismi e discorsi da bar!

Non siamo solo italiani, francesi, tedeschi, siriani…siamo tutti cittadini di questo stesso mondo e abbiamo tutti lo stesso desiderio di felicità: è arrivato il momento di smettere di chiederci se sia giusto o sbagliato salvare e aiutare questa gente, ma di discutere solo di come farlo, e se potranno esserci dei rischi anche per noi beh…credo valga la pena correrli.

Meeting per l’amicizia tra i popoli: che modo strano di godersi le ferie

L’estate è ormai sempre più vicina alla fine. Molti hanno già iniziato a lavorare o a studiare, e fra poco toccherá a tutti gli altri “fortunati” che ancora si godono le meritate vacanze.

Non so se capiti anche a voi ma, tornando dalle ferie, si ha come la sensazione di aver vissuto in un limbo nel quale contava solo ammbronzarsi ma non scottarsi, riposarsi, e preoccuparsi solo di decidere su che spiaggia andare o che passeggiata in montagna fare il giorno dopo. Quel che nel frattempo accadeva nel mondo, compreso ciò che di solito ci scandalizza o agita (immigrazione, terrorismo, politica…), è stato insignificante a tal punto da divenire inesistente.

E allora, tornato a casa, scopri che i politici italiani sono arrabbiati con la chiesa perché non si fa i fatti suoi, mentre Obama, Kerry e Raul Castro ringraziano il Papa proprio perché i cavoli suoi non se li fa.

Poi scopri che a Roma si può avere un patrimonio di più di 60 milioni di euro, fare un funerale stile “Il Padrino” con tanto di elicottero e carrozza con cavalli a bloccare un quartiere senza che succeda nulla.

Ci sono poi altri fatti che invece fatichi a capire se siano buoni o meno, come quella storia dei musei gestiti da stranieri, o anche Tsipras che, dopo tutto il cinema degli scorsi mesi, ha deciso di dimettersi e ricandidarsi perché se non manda i greci a votare ogni sei mesi si annoia. 

E poi vabbè i grandi classici non mancano mai: le solite accuse di omofobia a chiunque tenti di dire che ci sono delle differenze tra matrimonio e unioni civili vanno di moda più dei costumi alla brasiliana. Elton John che fa la morale al sindaco di Venezia fa spaccare.

In tutto questo quel che più sorprende è vedere poi qualcuno che, invece di “godersela” al mare, all’Expo, in montagna o in città, ha deciso di usare le sue ferie per lavorare gratis in una fiera a Rimini, e non solo ci lavora ma si diverte pure a farlo! 

Come quasi tutti saprete si sta infatti tenendo in questi giorni la XXXVI edizione del meeting per l’amicizia tra i popoli a Rimini. Una settimana di mostre, eventi e incontri a cui partecipano grandi personaggi di fedi e culture diverse, politici, imprenditori, intellettuali e artisti, sportivi e grandi economi: il tutto con l’obiettivo di vivere un luogo di amicizia per costruire la pace tra i popoli (pace tanto minacciata in questi mesi) e di riflettere su tutti quei temi di attualità che anche a noi interessano ma che in questo mese di limbo vacanziero abbiamo messo un po’ da parte. Non so se condividete la mia opinione ma sembra quasi assurdo vivere l’estate così: certamente non si può dire che non sia affascinante.

Usando le parole che Papa Francesco ha inviato per l’inizio della manifestazione: “il meeting può cooperare a un compito essenziale, far sì che nessuno si accontenti di poco!”

Tornare alla propria quotidianità: che sia lavorare, studiare, cercare lavoro o gestire una famiglia senza che ci si accontenti di poco è certamente desiderabile e bello per tutti, anche se il mondo sembra quasi volere l’opposto. 

Non varrebbe la pena andare a fare un giro a Rimini allora forse?! 

Per info http://www.meetingrimini.org