La Via Crucis nel XXI Secolo – I Veri Perseguitati di oggi sono i Cristiani

Ormai lo sapete tutti, anche se a dirla tutta la notizia ci ha messo un po’ a venire assimilata e discussa nei salotti di noi privilegiati cittadini dell’occidente civilizzato: ieri 147 studenti Cristiani all’università di Garissa in Kenya sono stati brutalmente uccisi da un commando di islamici del gruppo terroristico Shabaab affiliato ad Al Qaeda. Sembra impossibile credere ai racconti della strage che sono riportati, in alcuni casi con gravi omissioni di particolari, sui giornali di oggi: gli 815 studenti del campus sono infatti stati radunati nelle aule dell’università per essere poi divisi secondo la loro fede di appartenenza: i musulmani che sapevano recitare a memoria i versi del Corano sono stati liberati, i cristiani invece li hanno uccisi.
Fa specie paragonare la sollevazione popolare avvenuta dopo la strage di Charlie Hebdo con il silenzio assordante con cui è stata accolta ieri la notizia della strage dei Cristiani in Kenya, ultima di una serie continua di eventi che stanno colpendo chi crede in Gesù Cristo e nella Chiesa.
Secondo il “Pew Research Center” di Washington i Cristiani sono discriminati in 139 paesi, ovvero il 75% dei paesi riconosciuti nel mondo.
Vi starete chiedendo però ora quale sia il punto del discorso: beh la questione è che nonostante queste tragedie la mobilitazione internazionale, se si escludono i continui richiami di Papa Francesco, è pressoché assente (i grandi del mondo sono impegnati a stringere accordi per il nucleare in Iran in questi giorni non han mica tempo per altro). La cosa ancora più impressionante è forse la mancanza di informazioni riportate dai media…
La Francia presa a modello di laicità e che tutti hanno giustamente sostenuto dopo gli attentati di Parigi non ha degnato ad esempio di grande attenzione l’attacco ai Cristiani in Kenia: pensate che ieri su Le Monde la notizia dell’attentato era solamente in fondo al sito…
Cesare Martinetti su “La Stampa” di oggi fa interessante riflessione: “Di integralismo si può morire per le fucilate degli uomini del Califfato, ma si può anche morire per la stupidità di quelli che hanno fatto della laicità un nuovo integralismo e non una difesa di esso”.
Pochi sanno ad esempio che la metro Parigina ha recentemente censurato l’annuncio di un concerto di un trio di sacerdoti cattolici con lo scopo di raccolta fondi per i cristiani perseguitati in Oriente perché “la Francia è un paese laico e non può permettersi di fare pubblicità a una religione e non a un’altra, e chi se ne frega se questa farebbe del bene a qualcuno…”
Non domi di tutto questo, visto che si può dire qualsiasi cosa ma è innegabile che l’Europa e tutta la cultura Occidentale siano fondate sul Cattolicesimo, sono partite anche le prime battaglie per cambiare l’appellativo di tutti i comuni che ad oggi riportano un nome cattolico, sempre a favore della grande laicità di stato.
In tutto questo poi i Cristiani non sono liberi di esprimere un’opinione riguardo cosa sia un diritto e cosa no e devono resistere agli attacchi di chi, i terroristi islamici, vorrebbero eliminarli con la forza; ma anche di chi, con uno stile più occidentale, preferisce usare tecniche più raffinate per togliere di mezzo loro e il loro pensiero “retrogrado”.

Verrebbe quasi da chiedersi se vale la pena essere Cristiani quando tutto è contro la Cristianità.

Fa specie poi che tutto questo accada proprio oggi, Venerdì Santo, giorno della morte in croce di Gesù. Sorge spontanea quasi la domanda: “Dove sei Dio, se hai potuto creare un mondo così, se permetti impassibile che a patire le sofferenze più terribili siano i più innocenti?”
A questo ha risposto ieri Papa Benedetto XVI attraverso un articolo pubblicato sul Corriere della Sera:

http://www.corriere.it/cultura/15_aprile_02/gli-spettatori-male-che-non-vedono-dio-ca7d9884-d8f4-11e4-938a-fa7ea509cbb1.shtml

Benedetto, parlando di tutti i Venerdì Santi sopportati dall’umanità nel XX secolo, dice:

“Il momento più tremendo della Passione è quello in cui, al culmine della sofferenza sulla croce, Gesù grida: <Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?>. Oggi è come se tutti fossimo posti letteralmente in quel punto della passione in cui essa diviene grido di aiuto al Padre. Si tratta di una domanda che non è possibile dominare con parole e argomentazioni. E’ una domanda che può solo essere vissuta, patita: con colui e presso colui che sino alla fine l’ha patita con noi e per tutti noi. Va notato però che Gesù non constata l’assenza di Dio, ma la trasforma in preghiera. Se vogliamo porre il Venerdì Santo del ventesimo secolo dentro il Venerdì Santo di Gesù, dobbiamo far coincidere il grido d’aiuto di questo secolo con quello rivolto al Padre, trasformarlo in preghiera al Dio comunque vicino. Gesù ha veramente preso parte alla sofferenza dei condannati, mentre in genere noi, la maggior parte di noi, siamo solo spettatori più o meno partecipi delle atrocità di questo secolo. È curioso che l’affermazione che non può esserci più alcun Dio, che Dio dunque è totalmente scomparso, si levi con più insistenza dagli spettatori dell’orrore, da quelli che assistono a tali mostruosità dalle comode poltrone del proprio benessere e credono di pagare il loro tributo e tenerle lontane da sé dicendo: «Se accadono cose così, allora Dio non c’è». Per coloro che invece in quelle atrocità sono immersi, l’effetto non di rado è opposto: proprio lì riconoscono Dio. Ancora oggi, in questo mondo, le preghiere si innalzano dalle fornaci ardenti degli arsi vivi, non dagli spettatori dell’orrore. Non è un caso che proprio quel popolo che nella storia più è stato condannato alla sofferenza, che più è stato colpito e ridotto in miseria sia divenuto il popolo della Rivelazione, che ha riconosciuto Dio e lo ha manifestato al mondo. E non è un caso che l’uomo più colpito, che più ha sofferto – Gesù – sia la Rivelazione. Non è un caso che la fede in Dio parta da un capo ricoperto di sangue e ferite, da un Crocifisso; e che invece l’ateismo abbia per padre Epicuro, il mondo dello spettatore sazio”.

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